Diritto di recesso e imballaggio: Tra gli aspetti positivi nell’ acquistare beni on line troviamo certamente i prezzi, il più delle volte assai più bassi rispetto a quelli proposti dal mercato reale.
Ma, si sa, sul mercato virtuale, si compra un po’ a scatola chiusa: non c’è il piacere di ascoltare un cd, sentire un profumo, “testare“ il funzionamento di un accessorio, di un elettrodomestico.
E talvolta questi aspetti negativi prevalgono su quelli positivi specie quando l’acquirente si accorge che il bene acquistato è difettato o, più semplicemente, non era quello che ci si aspettava.
Infatti, l’acquirente è in grado di tastare il prodotto solo una volta che questo viene consegnato e, inevitabilmente, aprendo il pacco, solo scartando l’imballaggio.
E il più delle volte succede che, scartata la confezione e buttata via, il negoziante – specie se “virtuale” – non voglia accettare la restituzione del pacco – oramai aperto e manomesso – da parte dell’acquirente, violando così il suo diritto di recesso e rispedendo il pacco al mittente.
Recentemente, il Giudice di Pace di Taranto, onde evitare che il povero acquirente dovesse tenersi un prodotto difettato o che semplicemente lo non desideri più, ha ricordato che il Codice del Consumo subordina l’esercizio del diritto di recesso – da effettuarsi entro un detto e preciso termine (solitamente 14 giorni dal ricevimento della merce), alla sostanziale integrità del bene e comunque a una condizione sufficiente perché il bene sia restituito in normale stato di conservazione.
Queste legittime condizioni, tuttavia, non possono essere estese, di per sé, alla mera confezione e all’imballaggio del prodotto, che devono essere inevitabilmente scartate né possono risolversi nel divieto per l’acquirente di utilizzare il bene, ispezionarlo o verificarne l’assenza di vizi.
Ricordiamo che il diritto di recesso non è strettamente condizionato alla presenza dei vizi, essendo, poi, assolutamente possibile esercitarlo senza dover fornire alcuna spiegazione.