WhatsApp prova legale? Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha attribuito valore di documento messaggi telefonici scambiati tra più soggetti con le applicazioni telefoniche (tra le più note What’s app e Telegram) ed anche dei cosiddetti “screenshot”.
Allo stesso modo, gli Ermellini hanno formalmente riconosciuto il valore di prova legale e, dunque fanno piena prova, anche agli sms e alle e-mail, i quali non possono essere disconosciuti mediante una generica contestazione dell’avvocato.
Pertanto, non solo tramite What’s app, è possibile acquisire informazioni testuali, immagini (ad esempio fotografie) ed anche registrazioni audio, che possono essere fondamentali per la risoluzione di un caso in giudizio.
Ma vi sono dei limiti all’attribuzione di prova legale: la veridicità e l’affidabilità delle chat è provata solo esaminando direttamente il supporto tecnologico.
WhatsApp prova legale dal punto di vista civilistico: lo screenshot di una qualsivoglia conversazione viene inserito nel novero delle riproduzioni meccaniche, di cui all’art. 2712 c.c.
Spetterà poi al giudice la facoltà di analizzare la suddetta prova e classificarla eventualmente come rilevante ed ammissibile.
La controparte potrà eventualmente disconoscere la provenienza della conversazione, purchè si tratti di una contestazione adeguatamente motivata: deve essere chiaro, circostanziato ed esplicito, dovendosi concretizzare nell’allegazione di elementi attestanti la non corrispondenza tra realtà fattuale e realtà riprodotta.
WhatsApp prova legale dal punto di vista penalistico: viene interpretato dal legislatore estensivamente l’art. 234 c.p.p., e con il termine corrispondenza viene attribuito un valore di prova documentale agli screenshot di conversazioni intercorse con what’s app e possono essere acquisiti ed utilizzabili all’interno di un processo.
Naturalmente, anche in questo caso, la controparte potrà contestare la validità della conversazione. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ribadito che la contestazione è possibile solo per fondati motivi, ad esempio se manca una parte fondamentale del testo della conversazione, l’indicazione del mittente o la data.
In generale, questi appena descritti non sono le uniche possibilità per introdurre nel processo dei messaggi. Un altro metodo potrebbe consistere nel far leggere il contenuto dei messaggi ad un terzo che poi sia disposto a testimoniare in giudizio, esponendo il contenuto della conversazione sotto giuramento, con le conseguenze penali che ne derivano in caso di dichiarazione menzognera.
In tal modo il contenuto Whatsapp entra nel processo esattamente come qualsiasi altra prova testimoniale.
Un ulteriore metodo è la trascrizione delle conversazioni che devono, però, essere verificate da un tecnico nominato d’ufficio dal giudice che sarà tenuto a redigere un documento, il quale assumerà valore di prova legale una volta accertato.
Dunque, alla luce del cambiamento dell’orientamento giurisprudenziale, sia per i processi civili che penali sono qualificabili come prove legali tutte le conversazioni, anche sotto forma di screenshot, avvenute tra i soggetti mediante l’utilizzo di SMS, e-mail e messaggistica istantanea come What’s app e Telegram.