Messaggi WhatsApp: utilizzabili come prova del tradimento. Recentemente alla luce dell’orientamento che si è formato dopo la sentenza n. 19155/2019, i messaggi inviati per mezzo della piattaforma social WhatsApp sono considerati dalla Corte di Cassazione delle prove, seppur atipiche, nell’ambito dei tradimenti all’interno di una coppia.
Nel caso di specie, il marito è stato condannato dal giudice al pagamento dell’addebito della separazione in favore della moglie.
Necessaria ai fini della determinazione dell’addebito è la prova del nesso causale sussistente tra il tradimento del marito e la fine del matrimonio a causa della sopravvenuta intollerabilità della convivenza, a causa della condotta posta in essere dall’uomo.
Tale prova, tuttavia, deve essere presentata in giudizio dalla parte che propone la domanda di addebito nei confronti dell’altro coniuge.
Dunque, chi propone il ricorso deve dimostrare adeguatamente che l’impossibilità della prosecuzione della convivenza sia causata da una relazione extraconiugale del proprio partner.
La vicenda processuale si fonda sul tradimento da parte del marito nei confronti della moglie.
Tuttavia, il primo ha cercato di difendersi in giudizio affermando che la crisi coniugale fosse collegata ad una sopravvenuta incompatibilità caratteriale e non a causa di una relazione con un’altra donna.
La versione dell’uomo risulta priva di fondamento, in quanto nel corso degli anni è stata acquistata una casa con la moglie; inoltre, la coppia ha avuto anche dei figli ed ha incrementato il lavoro dell’impresa costruita insieme.
La prova del tradimento è emersa alla luce di uno scambio di messaggi WhatsApp tra la moglie e l’amante del marito.
Infatti, la moglie, tramite messaggi WhatsApp è venuta a conoscenza di una relazione extraconiugale del marito, stabile e duratura, che ha determinato la fine del matrimonio.
In giudizio sono stati prodotti numerosi messaggi WhatsApp, i quali sono stati ritenuti dal giudice sufficienti per attribuire l’addebito della separazione al marito fedifrago.