Avere la precedenza a un incrocio non legittima un comportamento distratto. È facile, infatti, passare dalla parte del torto se l’automobilista non osserva le basilari regole di accortezza…
Nella fattispecie un’automobilista era stata condannata per omicidio colposo, poiché, giunta ad un incrocio, dopo essersi fermata allo STOP, aveva iniziato ad impegnare la carreggiata mentre sopraggiungeva da sinistra un ragazzo alla guida della sua moto, il quale alla vista dell’auto frenava bruscamente perdendo il controllo del mezzo e cadeva a terra, riportando ferite mortali.
La Corte di Cassazione ha affermato, nella sentenza n. 46818/2014, che il diritto di precedenza ad un incrocio non esclude il dovere del conducente del mezzo “favorito” di controllare l’andamento e il flusso del traffico veicolare proveniente dalle altre intersezioni e, soprattutto, l’obbligo di osservare le più elementari regole di comportamento, di prudenza o di diligenza, la cui violazione può far passare dalla “parte della ragione” al “concorso di colpa“.
Infatti è giurisprudenza costante della Cassazione ritenere che nel corso della circolazione stradale il conducente è tenuto a prevedere anche le condotte imprudenti altrui (cfr. Cass. Sez. 4, Sentenza n. 472, Cass. Sez. 4, Sentenza n. 26131 del 03/06/2008, Cass. Sez. 4, Sentenza n. 12789 del 18/10/2000).
Quanto alla evitabilità dell’evento, il rispetto delle regole del Codice della Strada ed una maggiore attenzione nell’affrontare l’incrocio anche da parte del veicolo “favorito” avrebbero evitato il sinistro.
D’altra parte come risulta dall’istruttoria (il casco si era spaccato a seguito dell’impatto), la velocità di circolazione della vittima non era stata prudenziale; se il motociclista avesse mantenuto una velocità maggiormente prudenziale, avrebbe potuto anche lui evitare l’evento.
Quindi è stato riconosciuto il concorso di colpa tra i due conducenti.