Obbedienza e licenziamento: Fin dove si può spingere il vincolo di subordinazione tipica di un rapporto di lavoro all’interno, per esempio, di una società?
In che termini e in quali modalità il lavoratore dipendente deve osservare le disposizioni impartire dal proprio superiore?
Oggi si vuole sostenere a gran voce che non sempre il datore di lavoro ha ragione e non sempre il dipendente deve rispettare ed obbedire incondizionatamente ai suoi ordini e alle direttive ricevute.
Infatti, talvolta, può capitare che gli ordini impartiti dall’alto siano dannosi e pregiudizievoli per l’impresa o siano, addirittura, contrari alla legge.
Tra i comportamenti illeciti i Giudici della Suprema Corte hanno tenuto in considerazione, per esempio, il caso in cui un superiore ordini ad un sottoposto di girare delle mail segrete di un collega o di sottrarre un documento personale, di gonfiare i costi di una trasferta per aumentare il rimborso riconosciutogli per legge, non per ultimo, diffondere segreti industriali ad impresa concorrente.
In tutti questi casi è pienamente giustificato il licenziamento per giusta causa (ovvero quello in tronco, senza obbligo di preavviso) del dipendente che ha obbedito pedissequamente e senza nessun senso critico (oltre che di coscienza) ad un ordine palesemente illecito ed ingiusto.
Egli non solo si pone come correo, laddove, la condotta posta in essere integri un reato, ma perde il proprio posto di lavoro.
È quanto stabilito dalla Suprema Corte nella recente sentenza n. 13149 del 24.06.2016.
Il dipendente deve, infatti, prima valutare e verificare se questi obblighi siano leciti e non pregiudichino l’ambiente di lavoro.
Il dipendente non può acriticamente eseguire, anche solo materialmente, un ordine illecito o dannoso per l’impresa, limitandosi a sostenere che “è il capo che glielo ha ordinato”.
Gli Ermellini hanno poi sottolineato che tra il rapporto gerarchico superiore – subordinato (attenzione, non suddito!) da una parte e il rispetto della legge e il perseguire gli interessi e il bene della società dall’altra, prevalgono questi ultimi.
Concludendo, il lavoratore dipendente dovrà certamente rispettare ed eseguire le disposizioni impartire dall’imprenditore, ma, comunque, utilizzando la giusta diligenza richiesta a seconda della natura della prestazione e alla luce sempre dell’interesse dell’impresa
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