Pedinare la moglie: Può succedere che la normale e ”sana” gelosia iniziale verso il proprio partner, specie se all’inizio della relazione, possa trasformarsi, con il passare del tempo in una vera e propria ossessione tanto da sconfinare in condotte violente e penalmente rilevanti.
Recentemente, la Corte di Cassazione, con sentenza n. 3025/2016 ha confermato la condanna per il reato di maltrattamenti a carico di un uomo che, sospettando relazioni extraconiugali – inesistenti – aveva pedinato continuamente e senza tregua ogni movimento della moglie, anche sul luogo di lavoro: un bar presso il quale lavorava come cameriera ai tavoli.
La condotta dell’uomo non si era limitata a “semplici” quanto assillanti pedinamenti, ma era sconfinata in vere e proprie offese verbali, spingendosi addirittura alle percosse documentate dai referti medici rilasciati dal Pronto Soccorso.
Tali condotte, che si protraevano da diversi mesi, avevano reso la relazione matrimoniale del tutto insostenibile e la casa coniugale da “nido” di pace e serenità era diventata una vera e propria “galera”, tanto che la donna è stata costretta ad abbandonarla.
Ricordiamo che se sotto il profilo penalistico, le mogli possono rivolgersi alle autorità competenti sporgendo denuncia querela nei confronti del marito, dal punto di vista civilistico le donne maltrattate o “perseguitate” possono chiedere, in ogni momento, la separazione con addebito.
Saranno poi i rispettivi Giudici, civili e penali, a verificare i singoli episodi incriminati se sono tali da ravvisare nel loro insieme ipotesi di reato e tali da giustificare l’addebito della separazione.