Pensione di reversibilità: Il convivente more uxorio ha diritto alla pensione di reversibilità?
La pensione di reversibilità è una prestazione economica che viene erogata ai familiari “superstiti” di un pensionato deceduto. Si percepisce compilando una apposita domanda ed assume il nome di pensione indiretta quando muore un lavoratore che non è ancora andato in pensione.
I familiari del defunto percepiranno una percentuale della pensione che prima di morire spettava al pensionato.
L’erogazione della pensione di reversibilità viene effettuata dall’Inps.
Hanno diritto alla pensione di reversibilità:
- Il coniuge, anche se separato o divorziato, se titolare di un assegno di mantenimento;
- i figli, se alla data del decesso del genitore non hanno ancora raggiunto la maggiore età, se si tratta di studenti o universitari con età compresa tra i 18 e i 26 anni, ancora a carico alla data del decesso del parente, e infine se sono inabili, vale a dire con problemi fisici o mentali;
- i nipoti minori, anche se non formalmente affidati, qualora siano a carico degli ascendenti ( nonno/a) alla data della rispettiva morte;
- in assenza di altre figure, spetta poi a fratelli celibi e inabili e a sorelle nubili e inabili, a carico della persona defunta, ovviamente se non già titolari di una pensione.
La pensione di reversibilità non spetta, invece, al convivente more uxorio, perché ciò non è previsto dal nostro sistema previdenziale.
La Corte di Cassazione, sezione lavoro, con la sentenza n.22318 del 2016 ha rigettato il ricorso di un uomo il quale voleva usufruire della reversibilità della pensione di inabilità della quale era titolare la deceduta convivente more uxorio.