Separati in casa: Attraverso la pronuncia emessa dal Tribunale di Como nella sentenza del 6 giugno 2016, i giudici hanno precisato che, nei casi in cui si sia addivenuti ad una separazione consensuale dei coniugi e gli stessi continuino a vivere sotto lo stesso tetto, non potrà essere omologato l’accordo di separazione.
Separati in casa per comprendere appieno il fondamento giuridico della sentenza in esame, servirà fare un breve cenno sulla natura giuridica del decreto di omologa.
Attraverso il decreto di omologa, che consiste nell’omologazione dell’accordo raggiunto dai coniugi in sede di separazione consensuale, viene effettuato un controllo di legalità da parte del giudice, sulla compatibilità delle condizioni di separazione definite dalle parti, venendo così attributo riconoscimento giudiziale ad un accordo privatistico e costituendo lo stesso, inoltre, titolo esecutivo in diniego degli obblighi patrimoniali dell’ ex coniuge.
Ragione per cui, tale riconoscimento seppur basato su accordi inter partes, non può essere spinto fino al punto di veder riconosciuta agli ex coniugi la condizione di separati in casa, dato che nella maggior parte dei casi è proprio l’intollerabilità della convivenza a dar avvio alla separazione, così come può essere evinto da numerose sentenze in merito, si veda ad es. Cass. Civ. n.8713/2015, 21099/2007, 8272/1999, 12775/1995).
Ad oggi sono sempre più frequenti le coppie che dopo essere addivenuti ad una separazione consensuale scelgono di instaurare comunque una pacifica convivenza sotto lo stesso tetto, stante la crisi economica del momento.
Ma nonostante le obbiettive difficoltà economiche a cui si può andar incontro dopo una separazione, la legislazione vigente, ad oggi non da la possibilità agli ex coniugi, che sono addivenuti ad una separazione consensuale, di continuare la loro convivenza da separati in casa.
Non potranno domandare al giudice di avallare la loro condizione di separati in casa, e non potrà quindi essere omologato l’accordo di separazione consensuale.
La posizione della legislazione vigente, si prefigge altresì come scopo quello di evitare che la separazione consensuale tra i coniugi, e il continuo della convivenza sotto lo stesso tetto, come separati in casa, possa evitare che la separazione sia un espediente per raggiungere fini illeciti e realizzare operazioni elusive o accordi simulatori.
In conclusione, benché sul piano personale e nei loro rapporti privati gli ex coniugi potranno organizzare la loro vita come meglio credono, l’ordinamento giuridico non può dare protezione a situazioni che si pongono nettamente in contrasto con quelli che sono i principi che ispirano la giurisprudenza in materia di diritto di famiglia.